Gruppo di formazione a termine con medici e infermieri ospedalieri sul tema della malattia neoplastica e la relazione terapeutica, Funzione Gamma, 2001

· Individuo e Gruppo
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Gruppo di formazione a termine con medici e infermieri ospedalieri sul tema della malattia neoplastica e la relazione terapeutica, Funzione Gamma, 2001

Il lavoro si basa su una esperienza di formazione particolarmente significativa dal punto di vista della collaborazione in gruppo con il personale sanitario e ospedaliero nei reparti di medicina, sul tema della conduzione della relazione terapeutica con pazienti a rischio o terminali. Gli esempi clinici sono utilizzati per formulare alcune ipotesi sulla linea di studio della relazione mente/corpo e delle sue possibilità di integrazione, particolarmente lungo il corso della vicenda di malattia e nell’intersezione della relazione medico/paziente, elaborando la quale il gruppo potrebbe aiutare a sviluppare nuovi modelli di comprensione e trasformazione. Il difficile tema del lavoro di gruppo in campo medico viene qui presentato mediante il resoconto di un’esperienza di gruppo formativo con medici e infermieri di reparti oncologici ospedalieri. Nel resoconto è indicato come all’inizio dell’esperienza, un’immediata “trasmigrazione”all’interno del gruppo di contenuti e fantasie relative ai pazienti malati, alla relazione medica e alla struttura ospedaliera, e un’assimilazione accorpata di tali contenuti, trasferiti nel campo emotivo e ideativo del gruppo, attivasse i partecipanti e li facesse sentire rappresentanti-garanti esclusivi, ma de-individuati, (o individuati troppo materialmente da elementi concreti come i camici e gli stetoscopi portati al gruppo) del processo di cura. Viene mostrato come questo vissuto comune rendesse urgente la richiesta di creare un’area intermedia di discriminazione e metabolismo dei contenuti indigeriti e importati nel gruppo in modo precipitante. Si indica poi come il bisogno rapidamente emerso di tale area intermedia fosse comunicato da parte dei curanti che partecipavano al gruppo (e che se ne sentivano o le vittime o i prescelti) dapprima come richiesta di corsi di aggiornamento e successivamente venisse espresso in termini di vissuti fortemente partecipativi, e tendenti a rappresentare un’assimilazione indiscriminata di elementi “sogno-corpo-gruppo”, assunti con modalità indifferenzianti. Si tenta di descrivere come l’emergere nel gruppo di questi stati psichici sovra-individuali e caotici, fosse velocizzato oltre che dall’urgenza dei temi affrontati, anche dal particolare genere di setting di gruppo a “termine”, e da un legame trasferale intenso. Si mostra come in tali elementi ammassati e tendenti verso l’espressione agìta, il gruppo rappresentasse o meglio includesse in modo indistinto tutte le funzioni curanti, somatiche e psichiche, assimilando a sé in un campo espanso e globale tutte le persone che conducevano la “cura”, mediante una forte attivazione trasferale di natura concreta, diretta verso le due coordinatrici del gruppo. Nella narrazione delle sedute è individuata attraverso i resoconti dei partecipanti una serie di identificazioni del gruppo con i malati, sia di natura compassionevole o spaventata sia anche aggressiva e in particolare rappresentazioni di scene confusive in cui i mondi dei curanti e degli assistiti sono addirittura confusi o saldati, secondo una strategia difensiva e de-soggettivante, che cela forti timori. Si conclude suggerendo che l’espressione di tali bisogni globali e concreti, presentati e vissuti in modo disorganizzante e de-identificante, servisse d’altra parte da base per la nascita successiva di un desiderio più distinto di riconoscimento identitario e di compenetrazione fra il funzionamento somatico e psichico, che il gruppo avrebbe tentato di esplorare e integrare anche in un tempo successivo, con cicli di esperienze formative.