La ricerca psicoanalitica può essere scientifica?

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La ricerca psicoanalitica può essere scientifica?

Incontro con R.D.Hinshelwood 3-4 ottobre 2014 Sapienza Roma Sala Congressi

 Relazione di R.D.Hinshelwood 

Tavola Rotonda: Luigi Cappelli, Giuliocesare Zavattini, Alessandro Bruni, Andrea Seganti, Stefania Marinelli

 

In occasione della pubblicazione dell’edizione italiana Ricerca nel setting, di Research on the Couch (lett. La ricerca sul divano analitico), pubblicato da R.D.Hinshelwood a Londra, l’Autore ha partecipato alla Presentazione del suo libro a Roma presso la Sala Congressi (Facoltà di Scienze della Comunicazione, Università La Sapienza). La presentazione delle idee contenute nel suo libro e del metodo logico proposto per la verifica scientifica della teoria e clinica del metodo psicoanalitico, ha comportato la trattazione di una serie di altri temi collegati. Una Tavola Rotonda con colleghi psicoanalisti e Autori interessati al tema, che li ha dibattuti. Una presentazione clinica nel pomeriggio alla quale l’Autore ha corrisposto secondo il modello formulato nel suo libro. E infine una relazione e un dibattito della mattina successiva sul modello organizzativo delle Comunità Terapuetiche, tema preferito e di ampia esperienza dell’Autore e dell’ospite da lui invitato Metello Corulli, direttore della Comunità torinese “Il Porto”, ispirata al modello anglosassone, hanno coinvolto la partecipazione degli studenti, oltre che di amici e colleghi convenuti – anche se il tono “alto” della discussione li aveva apparentemente intimiditi.

L’idea di creare l’incontro è nata dalla possibilità di elaborare costruttivamente e con “genitori” psicoanalitici flessibili come è il porf. Hinshelwood, le nuove attuali distanze fra l’apprendimento spesso praticato nelle Facoltà di Psicologia odierne – per lo più orientate ai temi della psicologia della salute e di comunità; alle metodologie dirette e alla riceva empirica; e prevalentemente alle psicologie cognitive e comportamentali – e le opportunità offerte invece, a diversi piani, dallo studio dei modelli della psicologia del profondo. In questo senso l’offerta di partecipare a prendere contatto con esperienze dirette, cliniche e formative, sembra poter fornire una risposta ai bisogni anche di carattere emotivo e profondo che possono svilupparsi durante l’allenamento professionale, oltre che fornire un modello di apprendimento specifico per chi si orienta verso quel genere di studio.

L’interesse dei colleghi, svolto su piani diversi da quelli degli studenti, è stato tanto grande quanto più l’Autore sembrava portare un discorso di riaffermazione del rigore della psicoanalisi: non della rigidità e della sua unicità esclusiva, come frutto del rifiuto delle troppe modellizzazioni al suo interno (come le molte psicoanalisi di derivazione relazionale o quelle ermeneutiche e molte altre organizzate su varie basi come scuole). Piuttosto, l’esigenza affermata era quella di una psicoanalisi come panorama sintetizzante e rigoroso, capace di continuare la tradizione identitaria rinnovandola, e “potare” i molti rami cresciuti sul suo albero. Dunque una psicoanalisi dotata di un proprio linguaggio esclusivo, che le consente di confrontarsi con le altre discipline scientifiche senza cedere la propria specificità, anzi comunicandola.

Il tema necessariamente valorizzato dello studio della soggettività ha fatto da ponte fra le concezioni prese in esame, e ha nutrito così le molte aspettative relative all’incontro.